Ricordo di Brenno Poletti


Ne avrebbe compiuto novantotto quest’anno. Tantissimi, certamente, come tantissimi sono stati gli anni che Brenno Poletti, il campionissimo, ha riservato alla sua carriera sportiva. Brenno se n’è andato nei primi giorni di febbraio salutando tutti con molta discrezione. Nell’aldilà ha già ritrovato amici e avversari, mai nemici. Con loro, siamo certi, sta già rinnovando le accanite sfide che hanno fatto per decenni la storia del nostro sport.

Impossibile ricordare con precisione il numero dei tornei vinti dal campione di Ascona. Talmente tanti da lasciare un’infinità di aneddoti e ricordi che i meno giovani raccontano ancora con giustificata enfasi.

Brenno Poletti era dotato di qualità tecniche uniche che sapeva affinare con rara determinazione. La sua era una classe irraggiungibile e il fisico asciutto lo aiutava a sopportare le fatiche interminabili degli interminabili tornei. Difficilmente crollava, anche perché la sua forza risiedeva soprattutto nel mentale che coltivava come solamente lui sapeva fare. Tanto da diventare una leggenda, la leggenda!

Come nessuno Brenno sapeva leggere le partite e interpretarle con intelligenza e sagacia e persino con non poca furbizia. Fu un personaggio amato, ammirato e ovviamente pure invidiato.

Memorabile, addirittura storica, fu la conquista del Campionato del Mondo a Milano nell’ormai lontano 1985. Il Palalido gremito, migliaia e migliaia di spettatori, quattordici pari contro il mitico Dante D’Alessandro e momenti incredibili di tensione. Lo vinse trionfalmente in condizioni ambientali che solamente chi è dotato di una grande personalità poteva reggere. Quell’accosto trionfale lo collocò, solido e inamovibile, nella leggenda.

La Federazione Svizzera prende commiato con molto rammarico dal suo inimitabile campione. Il suo nome e le sue gesta sportive resteranno nella storia del nostro sport.

Buon viaggio Brenno e che la luce continui a illuminare le storiche sfide con gli altri amici che trovi nell’aldilà.